domenica 29 luglio 2001

AD UN AMICO

 

C’era una volta un ragazzo. O per meglio dire un bambino. Pur essendo nato a Faenza è vissuto a Tredozio solo fino agli otto anni.

Abbiamo passato assieme le prime due classi delle elementari e, dopo la promozione ottenuta svolgendo ottimamente l’esame di ammissione alla terza classe, se ne andò armi e bagagli verso una lontana città chiamata Bologna.

Ci dimenticammo di lui ed a parte alcune brevi parentesi nelle vacanze estive, non sapevamo poi molto di cosa faceva nella città.

Così lui cresceva dedicandosi al nuoto agonistico, al windsurf, allo snowboard, al parapendio, alle figurine contro il muro e a chissà cosa d’altro.

Non lo abbiamo mai saputo e lui se ne è ben guardato dal rivelarcelo.

L’adolescenza ci ha riavvicinato. Nelle serate estive tredoziesi giocando a pallavolo o in altre occupazioni altamente fortificanti tipo :

- Andiamo a Castrocaro Terme che c’è del giro !!! -

A tal proposito vorrei ricordare un fatto tra i tanti che abbiamo vissuto assieme.

Una sera come altre, l’anno è il 1984, partiamo per Castrocaro Terme perché le leggende narravano di possibilità enormi per tutti, una specie di Eldorado della g....a. Arrivati a destinazione con la Fiat 127 color verdino (colore altamente rimorchiante) del nostro, ci rechiamo quindi alla “Silvanella”, noto locale con giro sicuro.

La locandina all’entrata ci lascia esterrefatti “Questa sera grande musica. Il Liscio classico con l’orchestra di Ado Raldi”. Perfetto, l’età media sarà di 70 anni. Non ricordo più chi ci aveva consigliato ma giurammo solennemente che non gli avremmo più dato retta (falso : il mitico Ado lo rincontrammo anche a Riolo Terme, dietro consiglio sul solito giro sicuro, tanto che per anni, se le cose non buttavano bene, invocavamo Ado come sinonimo di “che sfiga che abbiamo anche stasera” n.d.r.). Colgo l’occasione per porgere pubbliche scuse. Magari Ado era anche simpatico, ma non ci siamo mai incontrati. Comunque decidemmo di non rovinare la tradizione e di non incontrarlo neanche quella sera. Partimmo quindi alla volta di Brisighella, nota amena località termale come Castrocaro Terme (e come Riolo Terme, noto solo ora, dopo tanti anni, che trafficavamo sempre centri termali, mah) sperando di salvare la serata.

Per chi non conosce bene la zona devo chiarire che ci aspettavano ben due passi da svalicare per arrivare per arrivare al divertimento sfrenato di Brisighella.

Arrivati alla discesa del secondo passo il pilota iniziò a dirci che i freni non funzionavano bene.

- Ci sarà un guasto –

- Valà che ti sbagli –

- Il Ghedo avrebbe frenato con i piedi – (ndr.: mai conosciuto questo Ghedo, ma si narrava che compiva azioni assimilabili alle fatiche di Ercole)

- Quand’è che arriviamo ? –

- Che bella serata –

Finché, ormai arrivati a destinazione, qualcuno notò che la leva del freno a mano era in posizione, così si dice alla scuola guida, di arresto....

Mesti mesti arrivammo a Brisighella, alla disco della piscina comunale dove ci divertimmo a iosa…. Non ricordo nessun particolare della serata danzante, ma ricorderò sempre l’automobile con il freno a mano tirato e particolarmente il ritorno a casa con tutta la discesa in prima e seconda marcia.

Comunque, per non tediarvi con ricordi vari sugli anni 70-80 (forse ne abbiamo pochi degli anni 90-00, prendetela come provocazione) torniamo alle gesta del nostro eroe. La storia continua. La vita avanza.

Ci tocca lasciare le ombreggiate panchine del viale tredoziese, le serate da sballo in giro per la Romagna, le partite a bigliardino, la Band of Grezus, le musicali incisioni serali con Mauro che ci accompagna al piano, la chiacchierate notturne, le piade al bar Derna, i Dire Straits (che ascolto mentre scrivo), le 22:00 per andare a ritirare Stefano, l’asilo Mariuccia, e tante altre cose che non voglio scrivere perché il tempo delle superiori (intese come scuole) è finito. Il lavoro o l’Università ci aspetta.

Ci vediamo molto più di rado, ma ad ogni occasione facciamo, inconsapevolmente, la conta delle tappe che abbiamo raggiunto e superato nella vita.

Lavoro qua, lavoro là, fidanzate, matrimoni, figli, tutto cambia nel bene o nel male ma una cosa rimane sicura, certa, indubitabile, immancabile, infallibile, assicurata, garantita, incontestabile, indubbia, inconfutabile :

Graziano che fa ?

L’unica cosa certa era la Laurea ottenuta.

Più volte abbiamo provato a scalfire una sorta di ritrosia a parlare dell’argomento lavoro con il nostro, ma non siamo riusciti che ad ottenere una serie di strani versi.

Le abbiamo pensate tutte : vincita ad un gioco a premi, eredità dello zio d’America, attività illecite, indebitamento sfrenato, mantenuto da vecchia babbiona in cambio di prestazioni di varia natura.

Niente. La “leggenda” è andata avanti per tutti questi anni e nulla è mai trapelato, il muro di gomma non è mai crollato.

Fino a che un giorno è successo l’irreparabile.

L’umile estensore di queste righe, dipendente di un comune della bassa Bolognese, ha ricevuto una mattina una richiesta su carta intestata della Regione Emilia Romagna.

Scorsa la lettera e non capendoci granchè va a cercare aiuto nei referenti della missiva.

In calce allo scritto ci sono gli estremi di due dottori da contattare per chiarimenti.

Sedetevi. Uno dei due è, squillino le trombe e rullino i tamburi, il Dottor C. Graziano con relativo telefono 051.63..... .

Penso subito ad una omonimia, gli telefono, ma è proprio lui !!!

Un altro mito è caduto. Gli tocca lavorare, vabbè che non spacca le pietre, ma se non altro deve comunque marcare un cartellino, stare un tot tra quattro mura e tutto quel che ne consegue.

Anche Graziano è entrato a far parte del nostro “Circolo dei Lavoratori”.

Dei bei tempi, in cui non sapevamo come passare il tempo, non è rimasto che il ricordo.

L’ultimo mito è caduto.

Come si scrive nelle lettere commerciali, l’occasione mi è gradita per porgervi cordiali saluti.

 

Ultima nota per chi si trova a leggere questa Cosa senza essere stato protagonista con noi di quegli anni. Se siete arrivati fino in fondo forse la storia vi ha appassionato almeno un poco. La cosa mi rende contento anche e innanzitutto perché tutta la serie di cose che ho rammentato sono state e sono ancora la nostra vita, semplice se volete, ma che ricordo con estrema dolcezza.

Ciao e auguri a Graziano per il nuovo lavoro (ma nuovo quanto, ad una prossima puntata la risposta a questo secondo mistero).