mercoledì 11 maggio 2011

Coincidenze


«Brigadiere - esordisce Teresa Manfredi al telefono - da due giorni sento una musichetta». 

«Una musichetta? Dove?»

«Nel bosco di fianco a casa. Arriva da lontano e assomiglia a quella del telefonino di mio figlio.»

«Non è andata a vedere?»

«Brigadiere, io ho 85 anni e il suono arriva dal fondo di un canalone... Mio figlio, che viene due volte alla settimana, mi ha detto di lasciare perdere, che non sono affari miei...»

«L'ha detto a qualcuno? Dico qualcuno che possa andare a dare un'occhiata»

«E a chi lo dico? La mia è una casa isolata. Con me c'è solo mia sorella che è anziana anche lei. E poi ormai se ne fregano tutti. Insomma, io il mio dovere l'ho fatto...»


“Grazie della segnalazione signora Teresa, provvediamo noi a verificare”.

Il Brigadiere posa lentamente la cornetta del telefono. Rimane un attimo a fissare la parete di fronte pensando ai due giorni trascorsi.

“Nicolaaa” urla infine al carabiniere che, nell'ufficio accanto, sta litigando con una vecchia macchina da scrivere.

Non c'è bisogno di una risposta, quando il brigadiere Imparato Gabriele chiama con quel tono di voce, Nicola corre.

“Sono qua...”.

“Che stai facendo ?”.

“Sto cercando di battere una lettera ...” non lo fa finire.

“Va bene, va bene, puoi lasciare perdere allora e andare a prendere fuori l'auto. Aspettami giù che arrivo subito.”

Il Brigadiere va a scartabellare nell'archivio del protocollo. Cerca qualche denuncia recente, qualche persona scomparsa da poco. A memoria non ricorda nessuno.

La Punto con il motore acceso con Nicola alla guida è già pronta fuori dal cancello della piccola caserma. Non gli resta che indicare al piantone che sarebbero andati a trovare le due sorelle in cima al monte Ricco e partire, quando squilla il telefono.

Al piantone fa cenno con la mano e mima con la voce “se è il Capitano non passarmelo”.

“Si, è qua, va bene Capitano, glielo passo subito” senza esitazione alcuna il sottoposto.

“Buongiorno Capitano, mi può scusare un attimo ?” e rivolto al piantone con sguardo di rimprovero per avergli comunque passato il Capitano “vai a dire a Nicola che spenga l'auto che mi esaurisce la benzina”.

Torna al telefono e il Capitano lo incalza “Bravo Imparato, dobbiamo risparmiare. La chiamavo proprio per questo”.

Il Brigadiere si rimette a sedere sospirando “Dica pure” immaginando che cos'altro gli dirà di tagliare.

“Vedo qui davanti a me la sua richiesta firmata per un'auto a...” e dopo una pausa ”... quattro ruote motrici...?”.

“Il colpevole sono io. Qui in collina a volte capitano degli interventi in zone in cui la nostra storica Punto non riesce proprio ad arrivare...”.

“Capisco, capisco...” fece una pausa “Ma lei deve capire me, questi soldi non ci sono, e lei lo sa che è inutile fare delle domande di cui è certa la risposta negativa” e passando ad un tono di voce perentorio ”Con questo atteggiamento fa solo perdere tempo a tutti”.

“Ma Capitano, anche adesso mi hanno chiamato dal...” lo interrompe nuovamente “Non ha importanza dove, lei andrà a compiere il suo dovere” e in tono consolatorio “Perché sappiamo che il suo dovere lo farà con i mezzi che ha a disposizione”.

Il Brigadiere aveva già sentito questi discorsi mille volte. Capisce che non è neanche colpa del Capitano. Con ogni probabilità anche a lui venivano fatti, più o meno, gli stessi rimproveri.

“Va bene Capitano, vedrò di fare con quello che ho, però … “ non riesce a dire altro. Il suo superiore ha già interrotto la comunicazione.

Si rivolge quindi al piantone “Non ti avevo detto di non passarmelo ! Con te facciamo i conti dopo”.

“Ma Brigadiere... mi scusi ma il Capitano mi ha detto di passarle la telefonata anche se lei mi avesse detto di non esserci...”.

“... Perfetto ! Vado via”.

Arrivati alla casa della signora Teresa Manfredi, mentre Nicola va a suonare il campanello, il sottufficiale  rimane fuori e si dirige verso quello che ritiene il canalone della musichetta.

Pur tra i rumori della boscaglia primaverile, si distingue un suono metallico, simile a quelli di tanti cellulari.

Il canalone è una vecchia mulattiera su cui in passato circolavano muli sbuffanti carichi di legna da ardere.  La discesa non è delle più agevoli, adesso ci passano solo i fuoristrada. A lui non resta che farsela a piedi.

“Brigadiere, dov'è andato ?” gli urla il carabiniere Nicola dall'alto pochi minuti dopo.

“Sto scendendo a vedere, vienimi dietro” gli rimanda in risposta.

Tutto quel gridare zittisce i rumori della boscaglia. Gli alberi fitti hanno creato una barriera alla luce del sole mattutino. Si trova infine immerso in un ansa fredda e buia e silenziosa del canalone. La quiete momentanea esalta la suoneria che trilla per un po', poi si zittisce, e dopo una decina di secondi ricomincia da capo.

Scende ancora per un una decina di metri della sempre più impervia strada. Fino a che da dietro un masso in arenaria di poco più grande degli altri, posto in un allargamento della strada di quelli utili per consentire una sosta, ricomincia a squillare la suoneria. Quando volge lo sguardo in direzione del suono, non può non notare le gambe stese che spuntano dal lato sinistro del masso. Si avvicina e aggira l'ostacolo fino a vedere il corpo.

Pur abituato a cadaveri mutilati da violenti incidenti stradali, il ribrezzo lo colpisce allo stomaco. Due giorni e gli innocenti animali del bosco avevano lavorato molto sull'uomo. 

Mentre sopraggiunge Nicola, sta asciugandosi la bocca.

“Torna su subito, chiama dentro e dì che avvisino il procuratore di turno, il medico legale e tutta la trafila solita”.

“Ma Brigadiere... chiamiamo con il cellulare...”.

“Non c'è campo”.

“Ma allora quel trillo? … Non sente che sta suonando ?”

“Possibile che nessuno si fidi si quello che dico !” Sbotta il Brigadiere visibilmente incazzato. “Ho già controllato, non lo stanno chiamando, è un lettore mp3 e sta suonando un brano in loop, si sarà guastato”.

“Brigadiere... non ho capito nulla ma obbedisco, torno su e chiamo con la radio”.

“Ecco, bravo, vai su”.

Rimasto solo non rimane che iniziare a dare un'occhiata, la morte non è stata accidentale. Nel cadavere, pur martoriato, è evidente la causa della morte. La fucilata da distanza ravvicinata ha lasciato un marchio indelebile.

Ma come ci sia arrivato in quel canalone con un vestito completo scuro, camicia azzurra, cravatta grigia, scarpe nere lucide, una valigetta da rappresentante vicino a lui, aperta, con fogli sparsi attorno. Raccoltone uno vede che riporta grafici e note per lui incomprensibili. La carta intestata reca il logo di una nota banca.

“BLAMM” Sente un colpo di fucile provenire dalla direzione della casa.

Ancora “BLAMM”.

Un secondo colpo.

Estrae la pistola dal fodero, toglie la sicura e inizia a correre tornando verso l'alto. La salita è troppo ripida per le qualità sportive del nostro Gabriele e la corsa scema velocemente verso una camminata sempre più lenta.

Il cuore gli batte all'impazzata, deve fermarsi. Decide che l'indomani avrebbe ricominciato a fare un po' di ginnastica.

Riparte piano e quando arriva a metà della risalita “BLAMM” un terzo colpo di fucile.

Arrivato in cima non nota nulla di strano. Chi aveva sparato e a chi aveva sparato non era dato di capirsi.

Decide di prendere fiato e guardarsi in giro. Davanti alla porta della casa giace un corpo, una della due anziane signore, da lì non si capiva chi poteva essere.

“Nicolaa, dove sei ?”

“Brigadiereee. Mi hanno sparato. Stia giù e faccia attenzione alla finestra in alto a destra” non capisce da dove lo chiama, non vedendolo.

“Non riesci a chiamare con la radio ? “Il Brigadiere non fa in tempo a finire la domanda che dalla finestra “BLAMM” un altro colpo parte verso di lui ferendolo al braccio sinistro. Un colpo partito da un fucile da caccia. I pallini di piombo gli penetrano in più punti e la manica della giacca incomincia a macchiarsi di sangue.

“BLAMM” altro sparo.

“Nicolaa, han tirato a te ?” urla il sottufficiale.

“No, Brigadiere”.

Che continua “Per risponderle alla domanda di prima... ho chiamato la caserma e fra poco saranno qui”.

“Non ci resta che aspettare” pensa il Brigadiere, la sua ferita non è poi tanto brutta. Nel frattempo decide di provare a far arrendere l'assassino.

“Mi sente ?” Urla con tutta la voce, rivolto alla finestra in alto.

“Si arrenda, non peggiori la situazione, ha sentito? Stanno arrivando i nostri colleghi”.

Ma non arriva nessuna risposta. 

E decide per una sortita.

Comincia a gattonare più o meno protetto da una siepe bassa, sempre con gli occhi fissi sulla finestra pericolosa. Il braccio non gli dole molto. 

L'adrenalina lo sta aiutando.

Arriva alla porta d'ingresso. L'uscio è solo accostato. 

La signora riversa davanti è la Teresa Manfredi. Respira. E' solo ferita, da capire quanto, ma ancora in vita.

Dà una spinta alla porta. Non c'è nessuno nel corridoio d'ingresso. Si intravvede sulla destra la scalinata che porta al piano di sopra.

Il Brigadiere entra e nota che in cima alla rampa c'è un altro corpo adagiato sugli ultimi gradini. Dalla corporatura non può essere che la sorella.

La fucilata le ha portato via una parte della testa e non sarà facile identificarla.

Sente il dolore nel braccio ritornare, si sta rilassando. 

Salendo le scale trova una doppietta da caccia. E' rotolata oltre il corpo e si è fermata due gradini sotto.

Fa un circospetto sopralluogo in casa, ma come pensava, non c'è più nessuno.

“Nicolaa, vieni a darmi una mano... è tutto finito”. Chiama dalla finestra in alto.


Una volta dimessa, Teresa è convocata in caserma per raccontare la sua versione dei fatti.

“Dopo il vostro arrivo, mia sorella è stata presa dal panico. Ha preso in mano la doppietta sparando prima al vostro carabiniere. Poi mi ha spiegato cosa aveva combinato nei giorni precedenti, e quando ho tentato di fuggire ha sparato anche a me”.

“Dica pure a noi allora” la invita il Capitano vedendo che la signora non prosegue.

E lei continua “L'uomo morto nel canalone era quello che seguiva i nostri investimenti, avevamo due soldi, sapete com'è”.

“Certo, vada pure avanti”.

“Un paio di giorni prima, io non ero presente essendo in ospedale con mio figlio, era passato spiegando a mia sorella 

- a malincuore, mi dispiace tanto di aver perso tutti i vostri risparmi, investiti in una banca che è fallita, non è colpa mia, è la crisi ! -”

“Mia sorella mi ha raccontato che è andata nella stanza accanto e, invece di portargli il tè con i biscotti, ha preso il fucile, l'ha caricato, è tornata da lui e... gli ha sparato...”

“evidentemente solo ferendolo, l'uomo poi, preso dal panico, è disceso giù per il canalone... e la è rimasto” conclude il Capitano.

“Già, sarà andata così” annuisce contrita la vecchietta.

Il Capitano sta per congedare Teresa, ma al Brigadiere rimane una domanda.

“Aspetti Teresa, ci sono un paio di particolari che non mi tornano”.

“La denuncia circa il possesso dell'arma è intestata a lei, ho controllato, e lei dovrebbe custodire la chiave dell'armadietto in cui è custodita... o sbaglio ?”.

“... certo, è così... capisco... ma non è che la tengo sempre in tasca” titubò la Teresa.

“Abbiamo anche sentito l'agenzia presso cui lavorava il … defunto, e ci hanno confermato che lei aveva telefonato per fissare l'appuntamento” continua il sottufficiale.

“Mia sorella aveva paura del telefono. Lo uso solo io” risponde Teresa.

“Quindi non le pare perlomeno bizzarro che proprio il giorno in cui aveva preso appuntamento con il broker abbia lasciato la chiave incustodita e se ne sia andata via con suo figlio ?”

“E' una cosa grave ?” dice Teresa mentre volge lo sguardo verso il Capitano.

Che gli risponde guardando il Brigadiere “Via Imparato, cosa va a pensare, non siamo in uno di quei gialli americani”.

Poi rivolto alla signora “Vada pure signora Manfredi”.

“E' tutto a posto allora ? Posso stare serena ?“.

“Certo, stia tranquilla. Sono solo spiacevoli coincidenze”.