giovedì 18 marzo 2021

La vicina di casa


Come non raccontare della mia speciale vicina di casa. 

Per descriverla in una caratteristica, avrei detto che era sempre contenta. Così almeno sembrava a me che la sentivo uscire tutte le mattine per recarsi…boh, non so neanche dove.

Sicuramente andava in un bel posto, vista la gioia che l'accompagnava.

Era sempre al telefono, ascoltava un po’ e poi rideva. Generava una risata gentile e prolungata.

La spiavo dalla finestra scostando appena la tenda.

Credo che se ne fosse accorta. Credo che le piacesse. 

La sera tornava ed era ancora al telefono, sempre contenta, non solo sorridente, ma “ridente”. Molte risate, ma senza parlare quasi. Il suo interlocutore era molto spiritoso.

Piaceva averla vicina, sentirla vicina. 

Sarebbe stato bello invitarla a ridere un po’ con me, ma temevo di non essere all’altezza del suo interlocutore e mi dicevo che era meglio aspettare il momento giusto.

L’occasione sarebbe arrivata.

Prima o poi.


Lei abitava al piano sotto al mio, la sentivo solo nel rimbombo delle scale e la vedevo solo dalla finestra. 

Lei...non sapevo neanche il suo nome. Sul campanello era rimasto quello del precedente inquilino. 

Ci eravamo incontrati qualche volta, certo, ma buongiorno, buonasera, ciao.


Un giorno venne a trovarmi un amico informatico. Doveva farmi un intervento al pc, che utilizzavo per lavoro da casa. Il pc era molto sotto pressione, e io con lui se non funzionava.

“Pensi sia grave?”

“Temo sia necessaria una bella rinfrescata al sistema operativo, ma abbiamo tempo. Con che cena mi paghi l’intervento?” Disse scherzando mentre apriva gli sportelli in cucina come cercando qualcosa da mangiare.

Lo pagavo, per dire, facendogli un piatto di pasta e due scaloppine. Lui ci metteva il vino. Avremmo parlato di donne e altre amenità come due adolescenti.

La risata arrivò dolce e profonda dalla tromba delle scale.

“Ma chi è?” mi disse ammiccando. Sapeva della vicina, purtroppo gliene avevo parlato. 

“Sai che oggi sarei potuto venire anche prima, ma non volevo perdermela, volevo finalmente vederla”

Una punta di gelosia mi planò sulle spalle.

“Già, è lei, ma non ti distrarre” non volevo farla entrare nei suoi discorsi sulle donne.

“Non sarai geloso? È da mesi che me ne parli come se fosse la madonna”

“L’hai mai vista rientrare con un uomo?”

“Né far entrare un uomo” aggiunsi serio.

“Li va a trovare lei, ah, ah, ah” non poteva risparmiarsi di concludere.

Mi atterrò addosso una leggera incazzatura.

“Non ti permettere sai. Lei è speciale!” Dissi sorridendo, ma solo per dissimulare.

“Si, va bene, ho capito, andiamo a cenare così non ci pensiamo. Forse…”

Non l'avrei più invitato a cena. 

Solo a pranzo.

“Perché sorridi?” mi chiese il mio amico.


La cena andò avanti tranquilla con molte chiacchiere.

Al caffè mi accorsi che l’avevo finito, non trovavo più il vasetto dopo lo tenevo.

“Dovresti andare giù e chiederle un po’ di caffè” disse come si fosse preparato la domanda.

“La solita scusa stupida per attaccar bottone, dai, non posso” 

“Ti fai troppi problemi, ci vado io”.

Pensavo scherzasse.

E invece ci andò.

Scese le scale.

Bussò alla porta.

La sentii ridere a qualcosa che le aveva detto il mio l’amico.

Sentii chiudere la porta.

Rimase solo il silenzio del vano scale.


Il caffè lo presi il giorno dopo, il vasetto era stato nascosto in fondo a un armadietto.